La lingua grika e il rito nel Salento

27.05.2022

Breve documentario di Babbel in Grecìa Salentina sul griko

Martano, assieme alla Grecìa Salentina, è un'area di minoranza linguistica. Qui vi si parla il griko, un idioma di tipo greco sulla cui origine , vi è da tempo in corso un vivace dibattito culturale.

I nove comuni dove ancora persiste quest' idioma rappresentano un'enclave che nei secoli scorsi era molto più rappresentata. Nel XIV secolo l'area ellenofona salentina si estendeva su tutto il territorio tra Otranto e Gallipoli. C'era anche un'altra area certa, a Casarano, e una probabile ad Alessano. Per tutto il '400 in Salento era diffusissimo il rito greco. Si crearono due centri di cultura greca: S. Nicola di Casole ad Otranto e Nardò.    Ai tempi del Galateo (Antonio de Ferraris 1444-1517) ben 14 erano i centri abitati nella sola diocesi di Nardò di rito greco, mentre un secolo prima (nel 1373-74) nella stessa diocesi vi erano ben 30 .

Nel 1517 a Galatina, Aradeo, Noha, Martano, Castrignano dei Greci, Melpignano, Corigliano, Calimera, Carpignano, Cursi e Bagnolo si parlava greco e latino. Questo viene riportato nel Catalogo del 1577 perché vi erano presenti preti greci e latini insieme (B. Vetere). 

 Per Giuseppe Morosi (con la collaborazione del martanese Clemente Antonaci) vista la somiglianza con il greco volgare moderno si può ipotizzare che i Greci nel Salento non provenissero dagli antichi coloni della Magna Grecia, ma da più recenti colonizzazioni di epoca bizantina (VI-XII sec. d.C.). 

Nel 1922 G. Rohlfs (tedesco di Tubingen) cominciava a studiare i dialetti romanzi della Calabria. Fu colpito dalle ricorrenze assai frequenti di termini greci in aree in cui la grecità si credeva essersi spenta fin dall'occupazione romana. 

 Il Rohlfs riscontra nel Salento lo stesso fenomeno, anche se con minore intensità. Ne arguisce che se la grecità della Magna Grecia si era progressivamente esaurita e spenta con l'occupazione romana tra III e VI° sec. d.C., come mai gruppi limitati e circoscritti di coloni stranieri potevano imporre elementi tanto macroscopici della loro cultura alle popolazioni latine circostanti? Non si deve, piuttosto, supporre che in Calabria e Puglia la grecità della Magna Grecia non si è mai spenta ed ha trovato anzi nel dominio bizantino l'occasione per ravvivarsi e resistere?

Il Morosi, il Parlangeli, l'Alessio e il Battisti sono per l'origine bizantina , mentre Rohlfs ed altri studiosi greci propendono per la continuità della Magna Grecia. 

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